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72 LA TESTA DELLA VIPERA


— La vedremo! disse con voce soffocata dalla collera. È questa l’ultima tua parola?

— Posso esprimerti il mio rincrescimento; ti auguro di cuore che tu possa più felicemente collocare il tuo affetto; ma d’altro, in verità, non saprei proprio più che cosa dirti.

— E sia!... Chi sa che un giorno tu non abbia a pentirtene! Sarai tu stessa che l’avrai voluto. Non ti darò più fastidio... Aspetto la mia rivincita dall’avvenire... Addio!

E se ne partì col cuore in tempesta, colla febbre nel sangue per la rabbia, per la vergogna, pel desiderio della vendetta.

IX.

Il fratello di Matilde, che era solito vedere ogni giorno il cugino, e passare con lui gran parte del suo tempo, si stupì quando vide passata una settimana senza ch’egli comparisse in casa Danzàno, nè si lasciasse trovare ai soliti convegni.

I genitori di Matilde, i quali avevano approvato quanto essa aveva detto ad Emilio, e Matilde medesima avevano pensato meglio di tacere quell’incidente a Cesare, cervellino un po’ leggiero e dominato dalla volontà più robusta di Lograve, onde, non sapendo a qual causa attribuire quella scomparsa del cugino, fuorchè a una malattìa, Cesare, otto giorni dopo, si recò al quartiere d’Emilio.

Trovò il giovane chiuso nella sua camera,