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LA TESTA DELLA VIPERA | 65 |
— E ora?
— Ora non sono più nulla. Ho una vistosa eredità, e ho pensato meglio di venirmela a godere tranquillamente, libero, a casa mia... E tu che carriera hai preso?
— Ho studiato da medico; ma non faccio nulla, perchè anch’io ho avuta un’eredità, quella di mio padre, che mi permette di vivere pienamente a mio capriccio.
— Benissimo; me ne rallegro tanto... Non puoi credere il piacere che mi fa lo averti incontrato. Si ha un bel dire, ma i compagni dei primi anni conservano sempre un posto nel cuore. Mi farò un piacere d’introdurti nella società ch’io pratico...
— Grazie, ma...
— E tu mi procurerai l’onore di frequentare la tua.
— Oh! io...
— Per esempio in casa Danzàno...
Emilio ebbe un’alzata di capo che rivelava poca volontà d’acconsentire.
— Ti ho visto fin adesso in palchetto con quelle signore. So che son tue cugine. Oh, mi sono informato. È la mia buona stella, che mi ti ha fatto incontrare... Sarò schietto con te... È un mese che cerco, invoco l’occasione di essere presentato a quella famiglia...
— Per mia cugina? disse Emilio con riso più itterico che mai.
— Sì... Mi piace alla follìa. Non ho trovato mai figura di donna che mi sembrasse più degna