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LA TESTA DELLA VIPERA 61

Una malìa speciale poi era nella voce soave, melodiosa, insinuante, che alle cose dette, sempre giuste, e ingegnose, e gentili, dava un pregio, un rilievo, un’efficacia inesprimibile.

A subire tal fascino era stato de’ primi Emilio; e lo aveva provato potente fin da principio e lo sentiva crescere ogni giorno più e con sempre maggior forza. Quella stessa ripulsione che la fanciulla aveva per lui, ch’egli sentiva e cui essa non si curava molto di nascondere; quella stessa ripulsione era come una provocazione, un irritamento all’animo, al cervello, all’amor proprio, ai sensi di Emilio: il quale con rabbia si accorgeva che la imagine della sprezzante cuginetta era giorno e notte presente al suo pensiero, che ne occupava le sue fantasticaggini, che gli compariva ne’ sogni, che gli aveva stampato, per così dire, nella polpa cerebrale quel suo sorrisetto così buono per altri, così malizioso, ironico per lui, sempre così affascinante. Una vera ossessione! Di pronunciare pure una parola che svelasse a Matilde i suoi sentimenti per lei, non aveva l’ardire, e nemmeno, quei sentimenti, di lasciarli apparire dal contegno, dagli sguardi; essa gl’inspirava sempre una suggezione cui non poteva vincere quando si trovava sotto il raggio di quei limpidi occhî. Ma egli era terribilmente, dolorosamente geloso di quanti accostassero la ragazza e paressero non tornarle sgraditi. Avido d’un tesoro, di cui temeva pur troppo non avrebbe potuto mai impadronirsi, non voleva, si struggeva