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LA TESTA DELLA VIPERA 51

siete entrata in questa casa povera e nuda come un verme. Voi avete un cassetto ripieno di cartelle del debito pubblico, di azioni della Banca Nazionale, di obbligazioni ferroviarie...

— Che bugìa! sclamò Marianna, ritrovando il coraggio di rialzare il capo e di riprendere un po’ di petulanza.

— Lo so di sicuro, affermò recisamente il giovane. Conosco il cambista da cui vi fate pagare gl’interessi, e potrei dirvi la cifra a cui ammontano.

Marianna capì che era una lotta, che le bisognava difendersi e rientrava sempre più nella sua petulanza.

— Ebbene, e con ciò che volete dire? Se vostro padre ha sciupato il suo, e io con risparmî, con privazioni, ho saputo mettere in serbo quel poco che mi sono guadagnato co’ miei santi sudori...

— Lasciamo stare i sudori, interruppe malignamente Emilio, chè, se ce ne furono, non si possono dir santi... Il vero è che tutto quanto voi possedete l’avete rubato al patrimonio che doveva esser mio...

La vecchia mandò un grido indignato di protesta.

— Rubato!... O Santa Madonna della Consolata! Che osate dir mai? Rubato! Ma io non tollero...

— Stai zitta! gridò minacciosamente il giovane. E lasciami dire in tua malora, vecchia strega!