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28 LA TESTA DELLA VIPERA

glio benedetti, poichè le avevano procurato tanto bene, tanta gioja, tanto rapimento.

Il medico diceva che di molte cure aveva bisogno la puerpera: ma che grazie allo zelo di chi la vegliava avrebbe potuto essere salva anche la vita della madre. Giù da un paese montanino era arrivata una balia tanto fatta che poteva dirsi il ritratto della prosperità; e la giovane madre se n’era tutta rallegrata.

A Lorenzo la nuova paternità non aveva prodotto grande entusiasmo di gioja; egli guardava con occhio fra dispettoso e mortificato quel scimiottino, e lo mortificavano viepiù i sogghigni, le ironìe, i compatimenti della Marianna.

Luisa dapprima era stata un po’ gelosa della balia, ma poi, visto che essa dimostrava molto affetto al bambino, e che questi suggeva con così avida soddisfazione l’alimento da quel turgido seno, le aveva posto subito un gran bene, e avrebbe fatto non so che cosa per contentarla. La balia mostrò un gran desiderio di avere un orologio, e Luisa, staccato dal capoletto il suo, glie lo diede.

A sera, Lorenzo rincasando irritatissimo per una vistosa perdita al giuoco, eccitato dai fumi del vino e dei liquori, passò nella camera della moglie, e il suo occhio grifagno vide che l’orologio mancava dal suo solito posto. Ne chiese, e udito del regalo fattone alla balia, scoppiò senz’altro in una di quelle sue tremende collere che già agghiacciavano di terrore la poveretta quando era in salute.