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LA TESTA DELLA VIPERA | 25 |
le parve anzi di non essere mai stata così bene: aveva cessato di fare la servaccia e godeva di alcuni agi e vantaggi della ricchezza, cui la spilorcerìa del padre non le aveva lasciato conoscere mai. Suo marito di certo non le inspirava nessun tenero affetto e nemmeno fiducia e stima; e il carattere violento di Lorenzo, che con tanta frequenza diventava bestiale, riuscì a incuterle una tremenda paura. Per un po’ di tempo la Marianna ebbe verso Luisa un’apparenza di protezione e difesa, ma fu proprio breve quel tempo, perchè la serva-padrona ben presto prese in uggia quel mostricciuolo di donna, che, in fin dei conti, altro non erale che un impaccio e una seccatura.
Allora fu una gara fra due anime malvagie a chi più tormentasse quella debole, impotente creatura abbandonata in loro balìa; così bene, che le miserie, i rabbuffi, gli stenti ch’ella aveva dovuto soffrire sotto la tirannìa paterna parvero a Luisa un nonnulla appetto alle sragionate violenze del marito, alle perfide persecuzioni della governante.
Dopo cinque anni di matrimonio, ecco avverarsi un inaspettato avvenimento che rialzò l’animo accasciato della poveretta, le diede una energìa di cui nemmeno essa si sarebbe creduta capace: ella stava per essere madre!
Fu una rivelazione per quella derelitta, cui nessuno aveva ancora amata, che fin allora non aveva amato nessuno mai. La sua facoltà affettiva, inerte, si destò a un tratto e di subito forte