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LA TESTA DELLA VIPERA | 183 |
poc’anzi quella brutta idea?... Ah! era Matilde: ecco che gli pareva d’udire ancora la voce di lei ripetergli: «Non sai che il pensiero del male che avrai commesso ti affannerà le ultime tue ore? che vedrai i fantasmi delle tue vittime apparirti ad imprecare e maledire?» Delle vittime egli ne aveva fatte parecchie: gli uccisi in duello.
....Sì, ecco che venivano e lo guardavano con isdegno, sanguinosi il petto o la fronte; e muovevano le labbra. Egli non udiva quello che dicevano, ma erano certo parole di maledizione quelle che uscivano senza alito di vita. Ma di sue vittime ce n’erano pur altre, più lontane nel tempo, ma più vicine a lui nella vita. Chi? chi? chi? Sapeva che dovevano comparire e ne aveva paura, e non poteva dire chi fossero. Comparve una donnaccia vecchia, volgare, col faccione adiposo, rosso cupo per la congestione sanguigna, furibondi gli occhî stravolti, che con voce senza suono, ma ch’egli intese perfettamente, gli disse: «Assassino! Assassino!» E dietro lei un altro fantasma ancora più pauroso; un vecchio burbero, arcigno, colla collera e la minaccia negli occhî: suo padre, ch’egli avrebbe potuto salvare dall’apoplessia, e non volle, e che ora sapeva tutto, e gli diceva con quella voce di spettro: «Parricida!»
Emilio fece un moto, come per fuggire: ricadde: mandò un gemito.
Quando il medico venne condotto dal domestico, disse: