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LA TESTA DELLA VIPERA 175

— Vado a vendicarmi!

Il petto oppresso da una inesprimibile angoscia, la gola serrata da non poter parlare, Matilde strinse forte il braccio di lui, e, scuotendo il capo, fiammeggiando dagli occhî, non potè pronunziare che un monosillabo:

— No! no!

Emilio liberò violentemente il suo braccio.

— Ah no? proruppe coll’impeto de’ suoi pessimi istinti, della sua furente passione, del suo malvagio talento. Ah no?... E chi me lo impedirà?... Tu forse?... Puoi tutto su di me, fuor che questo: tu la cagione dei miei più forti dolori, della infelicità della mia vita... Ti ricordi quando sono venuto a pregarti, a metterti ai piedi l’anima mia, e tu mi hai crudelmente con tanto disprezzo respinto?... Tu potevi far di me non solo un uomo felice, ma buono, migliore di tanti a cui il difetto di malvagità non è che un difetto di passione e d’intelligenza; hai voluto invece rendermi disgraziato, invidioso, odiatore di tutto e di tutti... e della vita, e fin di me stesso... Pensa qual odio si è accumulato in me contro chi si godeva quel bene ch’io non potei conseguire! Te lo dissi allora: guai se ad alcuno dài quell’amore che a me neghi così oltraggiosamente: tu mi rispondesti che non mi temevi, che l’uomo da te amato bene avrebbe saputo difendersi dall’odio mio... Ebbene, vediamolo!... Si difenda! Vita contro vita; egli, sorretto dal tuo amore, io dal mio odio; a lui, se vinci-