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170 LA TESTA DELLA VIPERA

poteva profferire, gli fece intendere che qualche cosa di nuovo era capitato, e qualche cosa di grosso, per cui egli era tutto sossopra.

— Che cosa c’è? Che cos’è stato? domandò Alberto ansiosamente.

— Ah! vieni, vieni subito, gli disse Cesare. Matilde ha preso male.

— Matilde! esclamò Alberto turbatissimo.

— Sì. Ha delle convulsioni... del delirio... dice parole che non si capiscono... ti chiama...

Alberto si mosse tosto con impeto: ma poi si fermò.

— E quell’altro?

— Ah! non l’ho visto.

— E se viene?

— Non credo che verrà.

— Perchè?

Vieni, vieni ti racconterò.

E andando tutt’e due di buon passo verso casa, Cesare raccontò come, arrivato alla vista della villetta e del palazzotto, aveva visto Matilde che vacillante stava per entrare in casa, quando, assalita da subito malore, cadeva sulla soglia... Egli era corso a sollevarla, e, ajutato dalla cuoca, che a forza di chiamare aveva fatto accorrere, l’aveva trasportata sul letto svenuta. Là, pei soccorsi prestatile, dopo un poco Matilde era tornata alla vita, ma non in cognizione, perchè vaneggiava con isconnesse, incomprensibili parole, chiamando tratto tratto con istraziante voce di preghiera il marito. Cesare aveva pensato necessario il venire ad avvertire Al-