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LA TESTA DELLA VIPERA 15

— Ha terminato di patire... Già, non ha mai goduto di florida salute... Non avrebbero dovuto maritarla... E neppure suo figlio non credo che possa vivere...

— Sarà quel che Dio vorrà, interruppe asciuttamente la monaca.

— Oh! ella ha ragione, cara suora! esclamò con accento di untuosa devozione Marianna. Dio sa meglio di noi quel che ha da fare. Dà e toglie la vita, e bisogna rassegnarsi a’ suoi santi voleri.

Cambiò tono ad un tratto per dire con ostentata indignazione:

— Ma quel sor Lorenzo è proprio imperdonabile... Non essere neppur venuto a darle un ultimo addio.

La monaca non disse nulla: dispose appiè del letto il tavolino col crocifisso e le candele, accostò l’inginocchiatojo e si mise a pregare.

— Cara suora, ha ella bisogno di qualche cosa? domandò Marianna facendo meglio che poteva la voce dolce e insinuante.

— No, grazie, rispose la monaca senza pure voltare il capo. Starò qui a pregare finchè venga la mia compagna a surrogarmi.

— Benissimo... Le sue preghiere sono una carità fiorita per questa povera anima... Pregherei anch’io molto volentieri qui con lei... ma sono stanca... Ho vegliato parecchie notti... e per me le emozioni mi accasciano. Vado a gettarmi sul letto... Oh, non dormirò... pregherò anch’io... ma proprio non posso più star su.