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164 | LA TESTA DELLA VIPERA |
tato un minuto. Avete pur detto che... colui avrebbe accettato ogni condizione!
— Sì, è vero, balbettò Cesare, ma...
E l’altro, senza lasciarlo continuare:
— Non avremo altro testimonio che voi. Credo che piaccia anche al vostro rappresentato che non ci ficchino il naso persone estranee. E siccome, se mai uno di noi n’esce salvo, può avere delle noje dalla giustizia, io ho pensato di redigere questa dichiarazione, cui ciascuno di noi si metterà in tasca, e che salverà da ogni fastidio il superstite. Sentite!
E lesse:
«Per motivi miei particolari, che saranno sempre un segreto per tutti, e che prego tutti di non volere investigare, io mi trovo spinto a uscire di questa vita. Dichiaro che nessuno deve incolparsi della mia morte, e prego di perdonarmi coloro a cui questa sarà un dolore.»
— Il signor Nori scriverà questa dichiarazione tale e quale, ci metterà la data colla sua firma, come ho fatto io, e la terrà in tasca al pari di me. Il cadavere di colui che cadrà sarà lasciato lì sul posto, e quando sarà raccolto presso la giustizia questo scritto farà il suo effetto.
Cesare stette un po’ a pensarci, penosamente imbarazzato.
— E se ci rimanete tutt’e due?... disse poi.
— Eh, allora, rispose Emilio col suo solito sogghigno, tu che sarai il solo superstite cer-