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LA TESTA DELLA VIPERA | 163 |
— Benissimo: il luogo è adattissimo e ci batteremo colà. Sentite! Perchè le armi sieno uguali, voi sceglierete fra tutte queste, che sono compagne, quella che vi parrà la migliore, e la porterete a... al vostro primo. Armato ciascuno di una di queste rivoltelle a sei colpi, ci metteremo, lui al pilone, io al ponte del torrente. Di là, a un segnale che darete voi, ci cammineremo incontro colla facoltà di sparare i nostri sei colpi quando e come ci piacerà, e di avanzarci tanto che, se nessuno cade, arriviamo a metterci la canna al petto e sparare a bruciapelo. Se uno dei due, soggiunse col suo selvaggio sogghigno, potrà tornare a casa co’ suoi piedi sarà stato ben fortunato... Vi va?
Cesare, perplesso, confuso, con un grande turbamento nell’animo e nel cervello, stette lì, senza sapere che rispondere. Egli non era abbastanza esperto, e non aveva bastante freddezza di mente per vedere come un gran vantaggio vi fosse per Emilio in quei patti. La distanza in cui si dovevano porre i duellanti era fuori del tiro delle rivoltelle, camminando l’uno verso l’altro gli avversarî sarebbero entrati poi nel campo del tiro; ora Emilio, dall’occhio praticissimo a misurare le distanze, appena Alberto sarebbesi trovato al punto da poter essere colpito, mercè la sua sicurezza di mira, l’avrebbe fulminato; mentre Alberto, se avesse pure voluto sparar prima, non avrebbe fatto che sciupare il suo colpo.
— E voi? riprese Emilio, dopo avere aspet-