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158 | LA TESTA DELLA VIPERA |
— E poi, egli soggiunse, credendo con ciò convincere Matilde dell’assoluta necessità d’uno scontro. Tu l’hai udito! Se non vado io da lui, sarà egli che mi chiamerà sul terreno; e vorresti tu ch’io commettessi la viltà di rifiutarmivi?
— No, non è viltà! esclamò la donna. Sarà anzi forza di carattere...
— Egli è capace di provocarmi in modo da farmi spregevole in faccia alla gente...
— Quando la gente sappia...
— Oh no, per Dio!... La gente non ha da saper nulla. Tutto questo deve rimaner sepolto fra di noi. Lo voglio ad ogni modo... E di resistere alle sue provocazioni no, non me ne sento la virtù. Per quanto ti promettessi, sotto un suo insulto, giuro al cielo! il sangue mi bollirebbe nelle vene... e... e forse mi perderesti tu stessa la stima, se così non fosse.
Matilde si attaccò ad una lieve speranza che le parve si presentasse...
— Or bene, sia... Provocato ancora... capisco... ma se egli non facesse più un passo, se invece si allontanasse...
— È impossibile...
— Chi sa!... Io pregherò tanto il buon Dio... Se ciò fosse, promettimi che tu non cercherai altrimenti di lui... Oh, promettimelo, per l’amore che ti porto, pel nostro tanto amore... per l’amore de’ tuoi figli...
Alberto, commosso, spaventato sopratutto dagli accessi di convulsioni e dagli svenimenti