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134 | LA TESTA DELLA VIPERA |
— Ho fatto più presto che ho potuto.
Emilio, a cui premeva venire al sodo, lo interruppe piantandogli in faccia quel suo sguardo maligno.
— E dunque?
— E dunque eccomi qua.
— La chiave?
— L’ho meco.
— Dammela.
— Sì, signore, ma prima.... Ella capisce.... Lei sa...
— Vuoi i denari?... Eccoli.
Gli gettò una busta che Battista afferrò vivamente; accostatosi al lume, il servo aprì la busta e si mise a contare i biglietti.
Lisa, di fuori, udite le voci dei due uomini, non potè frenare la sua curiosità: si accostò piano piano alla finestra aperta, e tenendosi cautamente nell’ombra potè vedere e udire quanto avvenne e si disse nel salotto.
Dopo avere passato uno per uno i biglietti, Battista levò il capo, e disse con accento di rimprovero:
— Signore, mi mancano duecento lire.
— Come?
— Sissignore. Lei mi ha promesso ventimila lire; qui ce ne sono diciannovemila e ottocento. Mancano duecento lire.
— E le duecento che t’ho date jeri?
— Ah! quelle erano per le spese indispensabili per la riuscita del disegno. Devono essere all’infuori del prezzo convenuto.