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LA TESTA DELLA VIPERA | 133 |
Sedette a tavolino e scrisse la lettera seguente:
- «Ad Alberto Nori,
«C’è un uomo sulla terra, al quale io vo debitore delle più fiere angoscie: e quell’uomo sei tu.
«Mi hai rapito ogni bene: mi hai insultato colla tua felicità. Sono anni che aspetto la mia vendetta; e ora la stringo in pugno e me ne appago.
«Alla coppa d’amore di cui ti sei inebriato, ho voluto bere ancor io, e ti lascio la coppa contaminata.
«Vado in Isvizzera e vi ti attendo, se la rabbia e la vergogna ti daranno tanto coraggio da venirci.»
«Lograve.»
Ripigliò il foglio, lo suggellò e se lo mise in tasca.
Prima d’abbandonare la villetta Nori, avrebbe lasciato questa lettera nella camera conjugale, stata teatro del suo infame attentato. Poi scese nel salotto a terreno ad aspettare con quella nervosa febbrile impazienza che non lo lasciava quetare.
— Si può? disse Battista, affacciandosi all’uscio.
— Avanti! comandò Emilio con voce rotta, imperiosa. Ti sei fatto molto aspettare.