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LA TESTA DELLA VIPERA | 117 |
tarchiata e il collo torso del giovane, e capì che nel caso non ci sarebbe stato da scherzare.
— Ma, soggiunse, per evitare ogni disgraziata conseguenza, il meglio sarebbe che quell’uomo e tu non vi trovaste al cimento.
— Che quell’altro non venisse?
— No... che tu non vi fossi.
— Ah, ah! Come?
— Se, per esempio, quella medesima sera tu di cheto te ne partissi con la Lisa per essere felici insieme... altrove...
— Capisco!... Ma ci resterebbero in casa la cuoca e il padre della signora...
Lograve fece un gesto che significava non importargliene.
— Capisco! rispose Battista con accento più malizioso. La cuoca dorme in alto, dall’altra parte della casa, e non potrebbe sentire... Ma il signor Danzàno, la cui camera non è lontana da quella della signora che di pochi passi?
— Veniamo a noi! interruppe con qualche impazienza il tentatore.
— Capisco! ripetè ancora il servo, di cui l’accento e il contegno pigliavano una sempre più insolente famigliarità, questo è l’affare di... di quell’uomo... Veniamo a noi, come lei dice. Io dunque dovrei partirmene?
— Partendo, darmi la chiave dell’uscio di casa.
— E per codesto che lei domanda, avrei diecimila lire?
— Contanti.
Battista appoggiò il gomito destro sulla mano