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LA TESTA DELLA VIPERA 115

difendere con pertinacia e senza discrezione i suoi interessi.

— Sarebbe a dire che per isposare la Lisa e vivere felice, non hai che da volerlo.

— Altro che lo voglio!... Lei dunque ne ha trovato i mezzi?

— Sì.

— Una buona casa in cui servire ambedue?

— Meglio; una buona somma che può essere la sorgente della vostra fortuna.

— Ah! esclamò il servo con poco entusiasmo. Può essere la sorgente non vuol dire ancora che sia la fortuna.

Emilio guardò stupito quel giovane che a un tratto aveva smesso la sua aria da nesci, e lasciava travedere nello sguardo sicuro una ferma risoluzione.

— Nelle mani d’un uomo intelligente, destro, risoluto, come m’hai l’aria d’essere tu, diventerà una fortuna senza fallo.

— E qual è codesta somma?

— Diecimila lire! pronunziò lentamente Emilio spiccando chiare chiare le sillabe, per fare maggiore impressione sul suo ascoltatore.

— Ah! fece il servo, impassibile, chinando il capo e gli occhî, e non disse altro.

— La ti va? domandò Emilio dopo una pausa.

Battista guardava sempre fissamente la punta delle sue scarpe.

— Diecimila lire... peuh! disse poi con calma indifferente, al giorno d’oggi... peuh!... e per prenderle non avrei che da tendere la mano?