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LA TESTA DELLA VIPERA | 113 |
forma femminile con cui, traverso l’inferriata, scambia strette di mano, e anche baci... e discorsi che non finiscono più?
— Lei ci ha visti?
— Come ti vedo in questo momento, dalle mie finestre, caro mio: la notte io dormo poco.
— Ah! signore, per carità non ci rovini.
— Che paura ci hai?
— Ci manderebbero via tutt’e due, e saremmo in mezzo alla strada... Quando Lisa è venuta in casa, siccome è belloccia, la padrona mi fece due righe di sermone per proibirmi di farle il galante, e il signor Alberto, senza tante frasi, soggiunse che appena s’accorgesse di qualche famigliarità fra di noi, ci avrebbe messi alla porta ambedue. Che vuole? Forse appunto perchè la era il frutto proibito, me ne sono innamorato; essa mi corrispose, e poichè di giorno ci è impossibile stare a parlare insieme, e di notte essa dorme a un capo della casa e io dall’altro senza possibile comunicazione, abbiamo imaginato di trovarci insieme a quel modo.
— E che intenzioni sono le tue?
— Le più oneste del mondo; sposarla... quando ne avessi i mezzi. Ma in questa casa ci è impossibile; e trovarci un’altra casa conveniente per tutt’e due non è sì facile. Per ciò avevo accettato con premura certe sue offerte, o meglio promesse...
— Non ho dimenticato quello che ti ho detto; e non andrà forse molto tempo che ti leverò di impiccio.