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104 | LA TESTA DELLA VIPERA |
— Possibile. Avete avuto tanto scrupolo?
— Sissignore... Gli è che lo tengono sotto chiave.
— Ah!...
— Già, in casa tutto è chiuso a chiave: vino, liquori.
— Sigari? soggiunse Emilio sorridendo.
— Bè!... Il signore vuol dire?...
— Voglio dire, s’affrettò a interrompere Emilio, che è un brutto sistema, quello di non lasciar godere alla servitù quel poco di buono che c’è in casa. Per me i servi sono parte della famiglia, e quello che è mio è anche loro.
— Oh bravo! Lei sì ch’è proprio un buon signore!
— La più rigorosa dev’essere madama, mia cugina.
— Proprio!
— C’è quella buona Lisa, la cameriera... bellina, non è vero?
— Peuh! fece ipocritamente Battista, chinando gli occhî.
— Scommetto che vi piace.
— Oh! io faccio i miei affari e lei fa i suoi.
— Ne son persuaso... Ebbene, volevo dire che quella buona ragazza è un po’ vittima dei capricci della padrona.
Battista allargò lo braccia, si strinse nelle spalle colla diplomazìa d’un ingenuo che non vuol dir nulla.
— Voi siete affezionato al Nori, e non ne lascierete il servizio, a nessun patto, non è vero?