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LA TESTA DELLA VIPERA | 101 |
pena alcune parole con Emilio, il fratello di Matilde, come soleva, offrì dei sigari e aprì la cassetta. Il domestico raddoppiò di ardore nell’agitare lo strofinaccio.
— Ah, ah! sclamò Cesare che si accorse della sparizione dei migliori sigari. Qui c’è stato un leva ejus... Battista, sapresti darmene notizia?
Il domestico voltò verso il padrone una faccia stupidamente franca e sicura.
— Notizie di che? disse.
— Dei sigari che mancano.
— Oh! ce ne mancano?... Io non so nulla: io non ho manco mai visto che lì dentro ci fossero dei sigari.
Cesare stava per montare in collera.
— È vero, saltò su Emilio: Battista non ne sa nulla, e non ne può nulla, perchè quei sigari sono io che te li ho presi.
— Tu!
— Ne sono rimasto senza; me no son fatta una piccola provvista, che ti restituirò alla prima occasione.
— Va bene, va bene: non parliamone più.
Battista guardò Emilio coll’aria stupita e quasi spaventata, che avrebbe avuto vedendo qualche mostro meraviglioso e arrossì leggermente sotto le lentiggini della sua carnagione: poi girò vivamente sui tacchi e uscì sollecito, forse per andare a meditare intorno a quell’indovinello, di cui non gli si presentava subito la soluzione.
Emilio aveva ammirato la franchezza di men-