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predica trigesimaseconda |
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rore smisurato e grande per la virtù datali da Dio. Anco ebbe possanza sopra al fuoco, chè ’l caldo suo non li poteva nuocere. Fra l’altre volte aviamo, che essendo difettuoso delli ochi, li fu posto al céllio1 il ferro rovito, e non li fece male. Anco de’ pesci aviamo, che quando elli parlava, eglino lo stavano a udire: così gli ucelli. Aviamo che quagiù verso Roma, a Todi, che predicando lui, le rondine gli davano noia, e egli comandò che stesseno quete, e così l’obidiro, e stavano a udirlo. Anco aviamo, che una volta una lepre fuggendo da’ cani andò in grembo a santo Francesco; e poi che e’ furono passati via, e egli la lassò andare via. E qui vedi che li elimenti e le bestie e li ucelli l’ubidivano. Vediamo de la sua ardentissima carità di lui. E detto nello Ezechiel a xxviij cap.: Tu signaculum simiìitudinis plenus sapientia, et perfectus decore, in deliciis paradisi Dei fuisti: omnis lapis pretiosus operimentum tuum: sardius, topatius et iaspis, chrysolitus et onyx et berillus, sapphirus et carbunculus et smaragdus ec.: — Tu se’ signacolo di simiilitudine, pieno di sapienzia, e perfetto e adornato d’ogni bellezza di paradiso di Dio. Tu se’ signacolo d’ogni pietra preziosa. Tu se’ signacolo d’ogni bontà di Dio: tu se’ segnacolo de la sapienza di Dio, la quale esso t’ha infusa. — Eclesiastico, cap. iij: Sapiens cor et intelligibile abstinebit se a peccatis, et in operibus iustitiae successus habebit. — El cuor savio e intendente si sa astenere e astiensi da’ pecati, e a le cose giuste sempre ha il pensiero suo. — Facendo così santo Francesco elli poteva ben dire — io so’ savissimo uomo. — Ma sia pure uno che léga de’ fatti suoi: se egli il considerarà, egli dirà che egli
- ↑ Alla sanese. I Codd., céllo, cioè ciglio.