Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
predica quadragesimaterza | 429 |
s’empie1 la mente di quella verità radiosa, come facevano i dottori che se n’empivano tanto di dentro e di fuore, che volevano che ella radiasse in ciascuno. Chi era capace, subito intendeva; chi non era tanto capace che potesse intendere, l’era dimostrato con assempli tanto chiari, che abilmente potevano poi intendere.
El terzo. Riposarsi in quella tal verità senza cercare alcuna contradizione per paura di non tornare a la casa antica de la scurità, ma sempre avere il pensiero a quella vera felicità e requie e consolatione; e in quella godere, non tornando mai a la casa dove prima abitava.
Quarto. Quando la mente è venuta in tanta inluminazione di verità, et intende de’ fatti di Cristo e de la fede sua, e de le sue operazioni d’ogni atto, e d’ogni fatto che mai elli fece, e del Nome suo santissimo che è di tanta alta amirazione, allora questo tale è quasi in beatitudine in questa vita: elli specula la gloria di vita eterna, e ine si riposa.
Quinto, è credare con fermissima fede. Tenga quello che di sopra ha veduto, e non vada cercando più in là, se si vuole salvare; ma sempre stia cor una fermeza d’animo, che prima che Elli2 voglia tenere o credare a cosa che sia contra a la fede, o cosa che abi lassata Idio che si facci; prima volere andare a l’inferno, che lassarla. Quello è il vero fedele e servo di Dio, il quale sempre sta fermo in sino a la fine, facendo sempre i comandamenti suoi senza nulla dubitare, come fece santo Pietro e santo Paolo. E chi sta in questa fermeza, riceve uno dono da Dio tanto maraviglioso e grande che ’l fa vivere molto lieto e baldanzoso. Che gli nasce uno