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predica quadragesima 315


per darla poi per amor di Dio. Eclesiastico a xxiiij: Qui facit sacrifitium de substantia aliena, facit sacrifitium filii ad patrem suum1. O usuraio, o usuraio, che dai la limosina de la usura, [non è acetta e Dio quella limosina, però che]2 ella non è tua; anco è del pòvaretto che stenta di fame e di freddo. E ricordoti che con quella usura tu non puoi fare per niuno modo di salvare l’anima tua: in ogni modo che tu la lassi, fai male per te. Vedi tre tuoi peccati: tu fai prima el peccato a tollarla: poi se tu la tieni, anco è pecato: se tu la dai a altri che a coloro di cui è, anco è pecato: se tu la lassi senza frne altro conto, anco è peccato: se tu lassi che se ne facci niuna cosa in chiesa o in espedali o a maritare fanciulle, vanagloria, tela con vento! E però ti dico che se tu dai la robba a uno di cui non è, e tòllila a colui di cui è, è come è a tòllare i figliuoli a uno e tagliaglili a pezi innanzi agli ochi. Or pensa ora tu in che stato è posta l’anima tua! O pòvaretto, ravediti ora che tu puoi, che poco tempo t’è dato che tu possa ritornare a Dio, e non è però sì poco, che non ti basti. Ritorna, ritorna, poi che elli t’aspetta; e se pure tu torni a lui, rende altrui.

L’altra è petizione dritta: Domine. Lassarlo con pura intenzione: fa’ che quella mala bestia de la vanagloria non sia in te: al sentimento della Scrittura. In santo Matteo al vj cap.: Cum facis eleemosynam, noli tuba canere: — Quando tu fai la limosina, non volere trombarla: — come fanno molti ipocriti, che quando dànno la limosina,

  1. Concordi così tutti i Codici, ma discorde la Vulgata, che al cap. xxxiiij dell’Ecclesiastico, vers. 24, così dice: Qui offert sacrificium ex substantia pauperum, quasi qui victimat filium in conspectu patris sui.
  2. Le parole fra parentesi leggonsi nel solo Cod. Pal.