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312 | predica quadragesima |
io andavo acatando, gittandomi una il pane a quel modo, egli mi giónse in sul dito, e dolsemi molto bene: forse che colei non mel de’ volontieri. E però ti dico che tu dia volontieri, come ti viene a casa1. Come t’è adomandato per amor di Dio, e tu ti leva su prestamente. Ecce, e molto volontieri.
O vechio avaro, o vechio avaro, io ti ricordo uno Ecce. Eco già la morte adossoti, e non provedi a la salute tua. Non vedi tu che tu hai già el capo ne la fossa? E che aspetti tu, se non la morte? Doh, pòvaretto, fatti lume dinanzi, non aspettare che il lume ti sia fatto dietro. Quando danno la limosina molte persone? Sai! quando? Quando ellino si vegono in sul capezale, e che non possono campare e non possono portare la robba con loro. Costoro si possono assimigliare al bossolo denaio, che mai non si possono avere e’ denari che vi sòn dentro, se non quando elli si rompe. Così anco si può assimigliare al fanciullino, quando egli ha la pera ed ammorsala, e poi la dà a la madre, e non la voleva dare in prima, e diceva: — te’, te' — Doh, pòvaretto, non aspettare più! Se vedi il pòvaro, soviello, aitalo tu2, non aspettare che un altro facci bene per te, poi che tu nol fai, tu. Io ti voglio dire uno essemplo3 di una che era usa di dare la limosina, e usava questo Ecce. Essendo una volta in chiesa, e uno pòvaretto mezo innudo domanda limosina a costei; e mentre che il pòvaro la chiedeva, el prete diceva: Sequentia sancii Evangelii. Costei considera: — che fo io? Fo io aspettare costui, o