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predica quadragesima | 309 |
si ramorbida! Ode ne lo Eclesiastico a xviij cap.: Nonne ardorem refrigerabit ros? Avete voi mai posto mente di state, quando egli è una grande calura, che poi la mattina trovate la rugiada grandissima? Così talvolta interviene, quando tu parlarai a uno infermo bisognoso, non potendolo sovenire de la robba del mondo, che tu il conforti di cotali parole, tutto pare che si rinfreschi, tutto pare riconsolato, con tutto che tu non gli abbi dato il suo bisogno. O se e’ fusse uno mutolo, che non potesse dargli questa limosina? Dico che anco non se’ scusato: tu il puoi almeno ricucirlo, aitarlo a vestire, a calzarlo; e dell’altre cose che gli fanno di bisogno, qualche cosa pur puoi tu. Chi è colui che si scusa, che elli non possa aitare il bisognoso in niuno modo? Non ce n’è niuno. Or vede nell’Esodo a xxij cap., come è comandamento che, vedendo tu l’asino caduto a uno, eziandio se ti fusse memico, tu el debi aitare a rizarlo. O se tu se’ tenuto d’aitare l’asino d’uno tuo nemico, che dirai d’uno che sia in pregione? Pârti èssare tenuto d’aitarlo? Certo, ti dico di sì: tu non hai scusa che Idio l’accetti mai. Or diciamo che basti quanto a la prima parte principale, cioè de la necessità, quanto ch’è al bisogno: dove è detto: Beatus qui intelligit ec.
Hai veduto tre leggi, le quali obrigano ciascuno: la legge de la Natura, e la legge de la Scrittura, e la legge de la Grazia. Poi ti mostrai tre stati, ne’ quali sta la creatura: prima, chi ha de la robba in abondanzia: chi n’ha a sufficienzia, e chi n’ha a necessità. E da altro lato t’ho mostrato tre generazioni di genti: i primi, bisognosi; eʼ sicondi, necessitosi; e’ terzi, in stremità, a’ quali tu rico non hai scusa niuna. Ma tu pòvaro hai ben parte di scusa, ma non in tutto. Or vediamo ora la siconda, la quale s’io non te la dicesse,