nire lui, e tu aspetta il tempo. Or diamo una voltarella. El primo che ha de la robba in abondanzia, è tenuto a tutte tre; el sicondo che n’ha a sufficienzia, è tenuto a due; el terzo che n’ha a necessità, è tenuto in certe estremità a uno. E dico che in qualunque stato tu ti truovi, tu non hai scusa. O tu che dici: — io non ho che dare; — io ti dico che se tu se’ innudo, hai da potere dare, e debbi dare, e non hai scusa niuna dinnanzi a Dio. Non t’ho io detto che la limosina si fa col cuore, co le parole e coll’òpare? A queste non ârai tu mai scusa tu se’ tenuto di sovenire col cuore, quando vedi la necessità, al pòvaretto. Inde disse Isaia a lviij cap.:1 Cum effuderis esurienti animam tuam, et animam afflictam repleveris, orietur in tenebris lux tua, et tenebrae tuae erunt sicut meridies; et requiem tibi dabit Dominus semper2. Doh, quando tu vai ne lo Spedale, che tu vi vedi il pòvaretto infermo, e nol puoi aitare di levargli la pena sua, dàgli almeno la limosina del cuore: siane piatoso. E con tutto che tu gli abbi dato questa limosina, anco ne gli puoi dare un’altra, che forse l’ârà più cara: dàgli quella de le parole. Confortalo di due parole, che farai a lui stesso allegierare3 la pena sua. Non potendo dare coll’operazione, a questa non ârai tu mai scusa4. In ogni modo, in ogni stato che tu vedi il pòvaro, tu il puoi consolare. Oh, ella piace tanto al pòvaro la limosina de le parole, che tutto si conforta, tutto
- ↑ Nel Cod. Pal seguono le parole: e fa’ che tu lo noti bene.
- ↑ Segue nei Codd. una lacuna: è da credere che nient’altro manchi se non la consueta versione del passo allegato.
- ↑ Così il Cod. Sen. 6: negli altri Codd., allegiarargli.
- ↑ Cioè, non potendo tu dare al povero infermo un qualche sollievo con l’elemosina, nulla ti scuserà dell’avergli negato il conforto di alcuna parola.