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predica quadragesima 307


laquatore de la roba del pòvaro, che Idio non tel ricordi nel dì che tu capiturai a la sua punizione? Sappi che le sue leggi non so’ leggi umune, che spesso1 si rompono. Le sue so’ leggi divine, che in eterno non veranno meno. Quante leggi fate voi adosso al pòvaro! Più n’ha peccato colui che non le può fare e falle, che chi le può fare e falle; e vôvi ricordare che se io vi lassai fare l’altra volta le leggi, e voi le faceste, e facestele buone, vi conforto che voi l’osserviate; e se l’avete fatte gattive, non l’osservate. Ma io ho inteso che le buone voi l’osservate, e assai poco begole, poco begole fate2. Or diciamo che basti a questo primo, de bisognosi. Aitali, e cogita el bene e none el male, el vero e none el falso, quello che tu vedi, e non quello che potrebbe essere. Ogni volta che tu puoi fare bene, va’ e fallo.

E’ sicondi che hanno de la robba, e hannone a sufficienzia, non v’è troppa abondanza, ma hannone tanta, che lo’ basta, costoro so’ meno obligati che i primi: costoro so’ obligati a due generazioni, cioè a chi ha necessità e a chi è in istremità. Non aitando il primo, non peca mortalmente; ma al sicondo, talvolta mortalmente, e talvolta no. Ma a’ terzi, cioè chi è in istremità, sempre si peca mortalmente.

E’ terzi so’ coloro che hanno de la robba a necessità. Pare che costoro non sieno tenuti a darne, che se so’ in istremità, dicono potere serbarselo per loro, e così è vero; ma se vedi magiore stremità nel prossimo, che in te, tu ne se’ tenuto: questo rimane ne la conscenzia tua; chè potendo tu un poco aspettare,3 tu debbi sove- 8

  1. Negli altri Codd., spesso spesso.
  2. Cioè, poche sciocchezze, o poche chiacchiere fate.
  3. Nel solo Cod. Pal. seguono le parole: e vedi il prossimo tuo che non può aspettare, tu debbi ec.