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306 predica quadragesima


scusa buona. O coteste maniche tanto grandi, con tanto panno dentrovi, che se ne potrebbe fare due mantelli, che dirai? Oimmè, non ghigniate, chè ’l diavolo se ne ghigna anco lui! È serafini di Dio hanno due ale; e i serafini del diavolo n’hanno altre due: voi sête veramente e’ serafini del diavolo. Doh, povarette, voi non aspettate se non la vendetta di Dio. Così dico a te che hai tanti denari, che tu non sai che fartene: quando gli poni di qua, quando di là, quando li sotterri. O avaro, e avaro, hâne sotterrati? Sì, assai volte. Ma perchè fai così, nel nome di Dio, che gli smarrirai ancora? Quanti credi che sieno di quelli che hanno de’ danari, che come si sentono uno picolo male, subito gli sotterrano, perchè non venghino a le mani di persona; e perchè elli si crede campare, non gli palesa mai a persona? Infine elli si muore e rimangono colà perduti, e non gli ha colui che gli debba avere di ragione, e l’anima sua se ne va infine a casa del diavolo. E tu, donna, hanne fatto mai niuno gruzolo e postili sotto terra, eh? E così dico di tutte le cose le quali ha bisogno il pòvaro. O rico, di ciò che tu hai divizia, vedendo il pòvaro che n’ha di bisogno, se tu non ne gli dài, tiene a mente che tu ne sarai punito, se non di qua, almeno di là. O se tu gli sotterri, non vedi tu che tu no n’hai bisogno? Egli si vede bene che n’ha bisogno el pòvaretto1 che stenta in pregione per cinque soldi. Odi el detto d’Agustino, overo di Gregorio, sopra al detto capitolo: Egentium panis est, quem tu retines, captivorum redemptio est, quae in orreo retrudis: captivorum redemptio est, quae sub terra ascondis ec. In conclusione, non è niuno peccato che non se n’abbi a rèndare ragione nell’ultimo dl. Credi tu che se tu se’ stato scia-

  1. Negli altri Codd., el pòvaro.