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predica quadragesima 303


a maritare, e vedi che egli non li può custodire e governare, è bene a sovenirlo; ma molto è meglio che tu dia del tuo a chi ha necessità o a chi è in istremità, che a chi ha bisogno. Ogni cosa vuole ordine: perchè uno abbi bisogno di mangiare, e elli ha del pane tanto che gli basta, costui sta bene quanto ch’è a lo stato suo. Ma tu rico, che hai tanta robba e in tanta abondanzia, che dovrai dire? Dico che se costui n’ha a suo bisogno, tu gli se’ tenuto, però che a costui non avanza per una ora, e a te n’avanza forse per uno anno o per due o per tre, e però gli se’ tenuto. In sustanzia, tu se’ tenuto da quello che ti bisogna in su, di dare a chi n’ha necessità e a chi è in estremità. Ma poi che tu hai disposto di volere vivere sicondo Idio, fa’ che tu non dica: - io mi voglio serbare quello che è di bisogno per me s’io invechiasse, io non potrei guadagnare: io n’ho bisogno io per me. O s’io vivesse dugento o trecento anni? O s’io infermasse? Io mel vo’ serbare per lo mio bisogno. — Noli cogitare de crastino.1 Dice santo Matteo, che tu non pensi in tali cose; ma che se tu vedi oggi di potere fare uno bene, va’ e fallo: non te ne ritenere: e se tu puoi fare senza vivere tanto splendido, anco el fa. Non fare come colui che ha uno cappone innanzi, e dice: — io mel voglio mangiare oggi per non avere a pensare ch’io n’ho per domane. — Non dico così io: io ti dico che se tu hai de la robba in abondanzia, danne a chi n’ha necessità e bisogno. E quell’altro dice: — Oh, s’io desse de la mia robba a chi mi viene a le mani, io ispergiarei ogni cosa in pochissimo tempo, e verrei in quella miseria d’avere poi bisogno io! — Io non ti dico

  1. Dice invece la Vulgata: Nolite solliciti esse in crastinum (Cap. vj, vers. 34).