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predica quadragesima | 299 |
farisei volsero calunniare Cristo, che andaro a lui con falsa intenzione, dicendoli: Licet nobis dare censum Caesaris, an non?1 — Ecci lecito di dare il censo a Cesare, o no? — E elli cognoscendo la loro gattiva intenzione, si fece mostrare la impronta del denaro, dicendo: — Cuius est imago haec: — Di chi è cotesta imagine? — Fugli risposto: Caesaris: — È di Cesare. - E egli disse: — Date quello che è di Cesare a Cesare, e quello che è di Dio a Dio.2 — Così dico io a voi: date l’onore di Dio a Dio, che pur sapete in su la croce vi fu crocifisso per la salute nostra. Per mezzo di quello segno fûmo tratti de le mani del diavolo; e però vi dico che voi ne facciate altra riverenzia, che voi non ne fate. Così, vi dico, ne le lèttare, che poi le gittate per terra e calpestatele. Dice colui: — Oh, ella è una usanza, che sempre ne le lèttare vi si son fatte.3 — Io ti rispondo se ella è usanza, ella è gattiva: è meglio a non farvela, che farvela per calpestarla e anco peggio. Torniamo a casa.
Un’altra ragione. Se tu dai del pane che Idio t’ha dato, al pòvaro per lo suo amore, si può molto ben dire che quello che tu dai e quello che tu ti serbi, sia del pane di vita etterna. Panem angelorum manducavit homo:4 — L’uomo mangia del pane degli angioli. — E sai quanta virtù ha questo pane degli angioli? Ha che se n’aquista vita etterna. — Oh, dice colui, val così poco vita etterna? -Rispondeti Agustino, che ella si può avere anco a meno. Venale habeo, venale habeo. Che vale, che vale vita etterna? — Buon mercato. — Che vale? Quanto? —