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298 | predica quadragesima |
da mangiare, dàli da bere, rivestelo, siene piatoso: dagli uno denaio, acciò che quando non potesse avere del pane per amore di Dio, che almeno egli el possa comprare. —
Di questo denaio diurno io ve ne vo’ dire pur quello che mi pare a conscenzia. Sai quale è il denaio diurno di Dio? È quello dove v’è la sua insegna o la sua impronta. Io mi credetti, già tempo fu, che le ’mpronte de’ denari fussero state fatte per buona operazione. Ora non dico così, chè molto male ne seguita e molta inreverenzia di Dio. E se non fusse ch’io mi credo che quando elle furono trovate da prima, per buona operazione fusse statavi posta1 quella impronta; io ne direi male, e direi che fusse forse bene a guastarla e farvi altro. O perchè? Vuoi te lo dica? Io tel dico, che tu non hai riverenzia a quello che v’è sa. Hai riverenzia ne la croce? — Sì. — O non v’è nel tuo denaio, o grosso, o fiorino?2 — Mai sì. — Quante volte la pichi, quante volte l’hai dato su del pugno! O fanciulli, parvi far bene a pichiare sopra a la croce? Mal fai: nol far più per riverenzia di Cristo Iesu che vi fu crocefisso per salute nostra. Così vo’ dire ad uomo: pârti che vi stieno bene tante croci per terra, e tu vi passi su e ponvi su i piè? Io ti dico che ella è molta inriverenzia. In cap. De episcopi clementia; Nemini licere signum Salvatoris nostri ec. Io dico che noi teniamo la croce con molta inriverenzia. E però quando tu fai simili cose, o pichiare el danaio, o come molti fanno, di ródarlo con boca, quello si può dire non essere el danaio diurno di Dio. Hai quando i