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predica quadragesima | 295 |
messo il pòvaretto in pregione e lassatolo morire? Oimmè, quante maladizioni ârai da Dio! Come tu non hai âuto misericordia tu, così non la trovarai. Non pensare però che quello giudicio non sia tutto pieno di misericordia e di giustizia, tanto ragionevole e giusto, quanto mai si potesse dire. Non ti pare ragionevole che ’l buono sia remunerato e ’l gattivo punito? Certo, sì. Così farà lui. Egli darà gloria a’ buoni e pena a’ gattivi. Sai, come tu ti giudicarai te stesso, quando tu vedrai l’operazioni tue, ciò che tu ârai mai fatto. Vedendo ciò che Idio ti comandò che tu facesse e non l’hai fatto, che dirai tu in te medesimo? Forse tu dirai: — Egli mi comandò cosa che io non la potevo fare. — Or pensa un poco quello che Idio ci comanda. Picolissima cosa ci comanda. Elli non comanda che tu dia più che tu possa dare. Elli non vuole che tu ti scortichi. Dice: — vuoi tu dare limosina? Or dàlla. — Non puoi dare uno pane? No? Or danne un poco. Non puoi dare del vino? Or dà de l’aquarello. [Se non puoi dare de l'aquarello], dà dell’aceterello innaquato. Non puoi rivestire il povaro? No? Dàlli almeno, che forse puoi, uno paio di mutande o una camicia. Non puoi aitare lo infermo? Fa’ che tu ne sia almeno piatoso: abbili compassione, confortalo co le parole. Non puoi trarre colui di pregione? No? Visitalo, mandali cotal volte un poca di minestra, e abine compassione. — Se tu avesse queste considerazioni, buono per te! E però dico che Idio giudicarà giustissimamente.
Vede parechie ragioni, perchè i gattivi saranno condennati a pena etterna. Considera prima: che credi tu che sia la gloria di vita etterna a rispetto di tutti i contenti del mondo? La gloria del mondo non è nulla: non la più minima parte che è lassù, si può assimigliare a la maggiore di questa vita. E pure di Dio è ciò che ci è: