mi desti mangiare; ma tu l’hai tolto a colui che me n’ârebbe dato e non me ne potè dare. Hai più tosto voluto che s’infracidi il grano nel tuo granaio, che darne al pòvaro. Hai più tosto voluto darne a’ cani, che al pòvaro. Così del vino, più tosto l’hai lassato guastare e gittatolo poi, che volutone dare al pòvaro che si moriva di sete. E che credi anco che dica a queste donne che hanno veduto il pòvaretto mezzo innudo aghiacciare, e elleno hanno vestimenti1 tanto grandi che cuoprono la terra, tanto so’ longhi? Simile, di coloro che hanno le maniche tanto larghe, che se ne potrebbero ricuoprire parechi pòvari. Oh, quante maladizioni n’ârai anco da Dio! Elli se lo’ mostrarà turbato con quella vista orribile, dicendo: Via, via, maladette femine del diavolo, che avete voluto più tosto spazare la via de’ vostri vestiri, che darne al pòvaro. Simile penso di colui che ha parechie letta in casa sua [da potere albergare il pòvaro]2, e più tosto ha voluto lassarlo nella via, che ricévarlo in casa. Simile penso che dirà a coloro che so richi ne le divizie del mondo: veduto lo infermo, non aitatolo, non visitatolo, non âutoli compassione. Oimmè, quante maladizioni credo anco che tu ârai! Anco considero di molti crudeli, che âranno âuto avere da uno pòvaretto cinque soldi, e ârannolo fatto méttare in pregione, e fattovelo stentare, e volutone prima le carni, che cavarnelo vivo. Oimmè, che anco ci è magiore iniquità! Che dirà el Signore a colui el quale ârà tolto a uno ciò che egli ârà, e poi fatto lo pigliare, fatto stentare la donna sua, i figliuoli suoi, tolto lo’ ogni cosa e
- ↑ Il Cod. Pal., hanno i vestimenti loro.
- ↑ Le parole poste fra parentesi furono omesse nel nostro Cod.