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292 | predica quadragesima |
boccone di pane: voi mi vedeste assetato, e non mi voleste soccorrere cor un pocolino1 di vino. Voi mi vedeste forestiere fuore de la mia patria, póvarissimo e bisognoso, e non mi voleste ricévare ad albergo. Voi mi vedeste innudo, e non mi voleste ricuprire un poco; voi mi vedeste infermo e vedestemi in carcere in tanta necessità, e non mi voleste visitare. E però partitevi e andate co la mia maladizione, che mai voi non aviate più riposo niuno. — Oimmè, oimmè, che mai non si vorrebe pensare in altro che in questo dì, il quale ognuno aspetta, dove si darà tanta maladizione a’ gattivi! Riparate ora, padri e madri mie, e frategli e suore mie: oimmè, non voliate aspettare tanta maladizione per non aver fatto in questo poco del tempo che noi istiamo in questo mondo, quello che piace a Dio, ma’ sempre seguitando le virtù e tutto quello che sia piacere di Dio. Che se non faremo quello che noi doviamo fare, elli dirà queste parole che tu hai udite: Discedite a me maladicti in ignem aeternum, qui paratus est diabolo et angelis eius. Exurivi enim, et non dedistis mihi manducare: sitivi, et non dedisti mihi potum: hospes eram, et non collegistis me; nudus, et non cooperuistis me: infirmus et in carcere, et noni visitastis me.2
Provedeti ora che puoi considerare che diferenzia è fra coloro che âranno la beatitudine o coloro che áranno la maladizione. Come Idio trovarà le criature, così le giudicarà: da l’uno lato saranno i vertuosi, da l’altro gli iniqui: a questi benedizioni, e a questi maladizioni: qui gloria etterna, e qui pena etterna. Questi acompagnati con angioli, pieni di soavità e dolceza, e canti e feste;