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270 TREDICA TRIGESIMANOI^A €on altro, che con quello che si debbi punire tal pc ^ato. E temo che il mio dire non vi sia anco coni V acqua del fabro, che fa più ardere e con più forz Oimmè, a che se’ tu condotta, città di Siena! In di scurità se’ tu; che e’ non si può mandare uno fancii Ietto per le strade, che elli non sia preso per forza traviato, poiché ella è sì condotta! Sapete che vi dici Riparare si vuole. 0 donne, fate che voi non mandis più attorno i vostri figliuoli: mandate le vostre figlino chè non v’ è pericolo ninno, se voi le mandate fra t genti. Elle non vi saranno contaminate di nulla; e pure elle fussero prese e disonestate, almeno non v’ elli tanto pericolo e tanto peccato, quanto è quello, altro modo non ci è, io vi consento questo per me male. Io mrcredevo che la predica ch’io vi feci 1* al volta, v’ avesse tutti rimossi per modo, che mai non fuste cascati più ^: vego che non è stato vero. Ma v’anunzio ora la punizione. Credetemi, credetemi, < frate Bastone e frate Mazica farà ora lui abrasius; i dico a bell’ agio, no; ma abrasius. Tu hai il primo in letto: crudeltà. Sicondo intelletto è vacuità: Furor illis secundum .militudinem serpentis. Non è veleno più pessimo che qu* del sodomitto: vacuità, dico. Doh, odi qua: mira i dico vero: pun mente a qualunque è quello che fa sto pecato: sècci? Se ognuno facesse come tu fai tu vedareste non vivare persona. Mentre che tu se’giovì iu seguiti questa diabolica vita e non ingeneri mai; maschio nè femina. Poi vieni in vechieza, chè non r vivare sempre giovano, e muori, e di te non riir ^ Il solo Cod, Pai.: che mai voi non ci sareste cascati più.