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254 predica trigesimanona


lɔ peccato che tu fai, el quale è contra a Dio e contra a la volontà sua. E chi quello a cui è detto? È detto al pecatore. A chi? A tutti; però che elli dice che non è chi facci bene insino a uno. Non ce n’è appena uno, che non sia involto nel pessimo e pestifero peccato de la maladetta sodomia. E però contra al detto vizio sarà il nostro dire, e vedremo per fondamento tre cagioni, per le quali Idio ha più in odio questo pecato, che alcun altro.

Prima si è per la sua maladetta corruzione. Corrupti sunt.

Siconda, per la sua abominazione. Et abominabiles facti sunt in istudiis suis.

Terza, de la sua reprobazione. Non est qui faciat bonum: non est usque ad unum.

Stamane m’avedrò se ci sarà niuno che abbi voglia di far bene. Io ne predicai già altra volta poco fu tenuto a memoria, subito passò via, come il molle dell’aqua benedetta. Non giovò quasi nulla: subito andò via. Vediamo a la distesa quello che noi ne potiamo dire.

Prima vediamo le condizioni abominevoli di questo pessimo pecato, tanto dispiacevole a Dio; come e dove elle so’ fatte. In altro luogo Davit ce le mostra e dice così. (O tu che scrivi, pone mente, e scrivele partitamente). Alienati sunt peccatores a vulva (non si dirà ogni cosa in volgare): erraverunt ab utero: locuti sunt falsa. Furor illis secundum similitudinem serpentis: sicut aspidis surdae et obturantis aures suas: quae non exaudiet vocem incantantium et venefici incantantis sapienter (A lvij salmi). Elli sarà cosa ch’io non dirò in vulgare, e sarò inteso da chi io voglio. Alienati sunt peccatores a vulva: erraverunt ab utero: Eglino hanno errato dalla vulva. —