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252 | predica trigesimaottava |
cosa gattiva per buona. Sicondo fu omicidio: nel véndare la cosa corrotta, come fa talvolta il carnaiuolo. Terzo fu viluppi e circonvenzioni, dove ingannano l’uno l’altro. Quarto è di rompere fede l’uno a l’altro. E hâne sedici. E i due fu: l’uno si fu di colui che lassa la donna giovana, e va in lònghi paesi e lassala a pericolo e forse anco a peggio; e così forse fa anco lui. El sicondo, e ’l peggio di tutti, di colui che vende più che non debba, e compra meno che non debba, e pargli far bene e così se ne va dannato senza farsene coscenzia. E hâne diciotto. Anco t’ho detto di tre cose molto utili, anco necessarie a una Comunità. La prima si è che sieno recate le mercanzie de’ paesi di lònga, come s’è pepe, zuccaro e altre cose bisognose, perchè di qua non ce ne nascono, e debbano guadagnare chi le fa venire. Anco, una siconda cosa necessaria a una città; bisogna che vi sia chi conservi di queste tali mercanzie condotte di lontani paesi. Possonle e debbonle comprare e anco guadagnarne e véndarle di qua e di là, a questo bottigaio e a quello, perchè la città ne stia a divizia. Terza cosa necessaria a una città o Comunità si è, che bisogna che vi sieno di quelli che mutino la mercanzia per altro modo; come s’è la lana che se ne fa panno: lecito è che il lanaiuolo ne guadagni. Ognuno di costoro possono e debbono guadagnare, ma pure con discrezione. Con questo inteso sempre, che in ciò che tu t’eserciti, tu non facci altro che a drittura. Non vi debbi mai usare niuna malizia; non falsar mai niuna mercanzia: tu la debbi far buona, e se non la sai fare, innanzi la debbi lassare stare, el lassarla esercitare a un altro che la facci bene; e allora è lecito guadagno. E se così farai, tu acquistarai di qua grazia da Dio e da le genti, e di là la gloria; ad quam Deus nos perducat in saecula saeculorum, amen.