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predica trigesimaottava | 251 |
e centra a le regole d’Alesandro e di Scoto, dottori. La cagione si è, perchè tu hai in te tre pessimi vizi. Prima hai cechità ne lo intelletto; sicondo, hai terrena volontà ne lo effetto; terzo, hai gattiva operazione ne l’opera. E di te disse Davit: Quoniam non cognovi negotiationem, introibo in potentias Domini. Domine, memorabor iustitiae tuae solius. Tu hai veduto, prima, chi díe èssare la persona che fa la mercanzia; sicondo, con che animo si fa; terzo, il modo come si fa; quarto il luogo; non in chiesa; quinto il tempo; non in dì di festa; sesto, consorzio: tanto la debbi véndare a uno tempo, quanto a un altro. Non díe èssare prete che facci le mercanzie, nè anco non si díe impacciare d’uffizi. Per lo sicondo, non díe aver altro che buono animo, se è uno ricco, di darlo per Dio, dal suo bisogno in su.
Nella terza circostanzia vedesti quatro pecati: bugie, giuri e spergiuri, falsità e scilogismi. Bugie: prima, che non si vende nulla, senza bugie. Sicondo: che non basta le bugie, chè vi si vuole agiognere giuri e spergiuri. Terzo, che tu falsi le tue mercanzie. Quarto, so’ soffisticarie di chi la mette dentro e fuore come gli piace. E questi furo i primi quatro. E’ sicondi quatro pecati si furono questi. Primo, d’ocultare la verità. El sicondo fu di chi vende a peso o a misura, che inganna chi compra da lui. Terza, di colui che inumidisce la mercanzia, come udisti di colui del zaffarano. Quarto, di chi dà le cose nocive, o veleni o altro. Gli altri quatro. El primo fu del numerare; dove molte persone so’ ingannate. Sicondo fu di colui che vende più a termine, che a contanti. El terzo è di colui che biasima e dice male de la robba del compagno. Quarto fu di coloro che rompono il comandamento di Dio, per véndare il dì de la festa. Gli altri quatro. El primo fu de’ tradimenti e inganni, di dare la