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predica trigesimaottava |
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ognuno è lecito di cavarne utilità. Colui che l’ha condotta di lònghi paesi con grandissima fatiga e affanno e pericolo, lòngo tempo, che n’è ’l fondamento, ne díe èssare rimeritato. Quanto egli ne può guadagnare, sarebbe lòngo a dirlo. Simile dico del sicondo che la compra in grosso e conservala: anco ne díe èssare meritato. E così il terzo che la compra a minuto, che la muta; come è il lanaiolo che ne fa il panno, ne díe èssare meritato per le sue manifatture. E a ognuno è lecito di conservarsi, e che il guadagno sia con discrezione. El quarto non si può dichiarare con poche parole; omnibus conservatis. Vedi che lecitamente tutti tre costoro possono guadagnare. E però ogni volta che tu per altro modo fai, mai non t’è lecito, fai danno di Comune; e se tu farai contra queste regole che ci amaestra Scoto, ogni volta sarai tenuto a restituzione. O cittadino, che tanto se’ involto nella avarizia volendo sempre ragunare, e non pensi a’ mali contratti che tu fai! Questi schiamazzi e questi stralocchi e bistratti che voi usate, ogni volta pecchi mortalmente. Quanti ne so’ di quegli che ci so’ dentro in questo pessimo peccato, che sempre vanno dietro a chi affoga! Che so’ di quelli che âranno bisogno di qualche danaio, di subito e’ comprarà una mercanzia, o lana o altro, cinquanta fiorini, e allora allora la rivende a contanti; e vendela quaranta. E tu che l’hai comprata meno che ella non vale, tu gli hai furati quelli denari. E così tu che l’hai venduta, se tu gli vendeste più che non valeva, solo per lo tempo, tu se’ stato ladro di quelli denari. Ècci niuno che l’usi? Non t’è lecito per niuno modo di véndare più a termine che a contanti. Mortalissimo peccato è a comprare e tòllare il suo a colui che anega. Questi so’ ladri salvatichi. Altri so’ che hanno la loro mercanzia buona e guastanla; e poi che ella è gua-