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248 | predica trigesimaottava |
che la cosa arecata sia conservata. Terza, che la cosa recata, sia mutata. Diciamo de la prima cosa, di conduciare e fare arecare de le mercanzie che sono in lònghi paesi; condurne dove non n’è; ine si vede il ben comune. Come si vede chiaramente, qui a Siena non ci ha pepe; è ben comune a recarne e a farne conduciare. Tu vedi bene che non ne nasce per questi paesi, e sebbene ce ne nascesse, è bene di farcene venire. Come talvolta è stato, che con tutto che ci nasca grano, olio, vino e de l’altre cose, se ce ne fusse carestia, è bene comune a recarne. Così vo’ dire dell’altre mercanzie: come s’è la lana di san Matteo, de la Francesca, d’Inghilterra e di molti altri paesi: egli n’è là assai, e non n’è qua. Come quando c’è della mercanzia che non è di là, è molto bene che di questa qui vada là, e di quella là venga qua. Tutto questo è bene comune, ed è lecito. E questo sia detto in quanto a recare la mercanzia.
Vediamo il sicondo, del conservare la mercanzia arrecata. Tu vedi ne le città quando le mercanzie vi so’ condotte da coloro che le conducono, eglino non vogliono stentare parechie dì a véndarla, anco la vogliano véndare i in grosso e farne buona derrata. E però, come vedi, che si fa come colui la conduce insieme insieme, e un altro la compra insieme insieme: come s’è la lana, grano, i colarne, speziarle, e altre cose. E poi che costui l’ha comprate in grosso, e egli le vende a parti, perchè e’ puo’ aspettare; a chi ne vende una balla, a chi due; ed ègli lecito a véndarla a quel modo e guadagnarne convenevolmente per conservarsi, e poter ricomprare quando vengono i tempi.
El terzo si è di coloro che mutano le mercanzie, come t’ho detto. El primo è quello che la conduce in grosso; el sicondo, la conserva; el terzo la muta; e a