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244 | predica trigesimaottava |
some di legna, some di grano, e altre biade. Dice colui: oh, io mi fo recare quelle tali some per non dare disagio al contadino in altro tempo! Sì che tu disonori la festa di Nostra Donna, per non dare disagio a’ contadini in altro tempo, eh? Sai che ti vo’ dire? Maladetta la robba che in tal dì t’entra in casa, e maladetta la casa, e maledetti gli uomini che la conducano e che la ricettano! O sciaguratelli, che voi non v’avedete di nulla non vedi tu che tu fai contra al comandamento di santa Chiesa, che t’ha comandato che tu la guardi? Sai tu in che modo tu sei tenuto a guardare la festa? Dice che tu la debbi guardare tu et filii tui et filiae tuae, et servus tuus, et ancilla et iumentum tuum1: Debbi guardare tu, e’ tuoi figliuoli, tuoi servi, tue serve, e’ tuoi cavalli e asini. Se già non fusse caso di necessità, ogni volta pechi mortalmente, essendoti comandato da santa Chiesa. Chi non ha scusa niuna, che può dire? Che so’ di quelli che dicono: oh, io avevo bisogno! Io ti domando; potevi tu indugiare uno dì o due? Sì. Dico che tu hai pecato. E questo è, che cotali volte tu vedrai che non piglia altro che male di tali cose: chè tu hai fatto qualche male nel dì comandato da la Chiesa, o nel dì de la domenica, che è comandato da Dio. E questo è detto in quanto al tempo non lecito.
La quinta circumstanzia di pecato si è il luogo. Donne, (ch’io non so come voi vi chiamate, quando voi vi ragunate in chiesa; se voi la chiamate la matricola, o la ragunanza) dicovi e amoniscovi, che mai non v’è lecito a farla in chiesa, però che la chiesa è casa di Dio: non vi si díe fare mai per niuno tempo niuna vanità. Domum
- ↑ È il vers. 14 del quinto cap. del Deuteronomio, che vuolsi così emendare: tu et filius tuus et filia, servus et ancilla, et bos et asinus et omne iumentum tuum ec.