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predica trigesimaottava | 241 |
El quarto modo di peccato è di rómpare la fede l’uno a l’altro, l’uno compagno coll’altro, l’uno amico all’altro, e ’l fattore rómpare la fede al suo signore. E puoccisi intèndare di molte donne, le quali danno i loro denari a’ mercatanti perchè non estieno morti, dicendo che vogliono che s’esercitino. Per la qual cosa avanzare, con essi e’ vengono a fare cotali patti dannagiosi all’anima con modi illeciti, chè facendo i loro acordi, li fanno scrupolosi e scuri, per potere ingannare e méttare dentro e fuore, come pare a loro. E colei dice: io gli l’ho dati a buona fede. Or va’ pur là co la tua buona fede, chè ogni volta che egli vorrà, te la rómparà. Tu hai già sedici modi di peccati in su le mercanzie. Or tollene due altri.
El primo si è di colui, che per andare a fare sue mercanzie, va fuore della sua città, lassa la moglie giovana e vassene in altri paesi. Dicoti che non t’è lecito, e fai peccato; però che tu metti la tua donna a pericolo di qualche grande infamia almeno almeno. Io ti pongo che ella sia buona del corpo suo; pure el pericolo v’è de la infamia. E come sta lei in pericolo di cascare in pecato, così stai anche tu; e anco forse ci è peggio. E perchè io ci vego essere il pericolo grandissimo, sai che ti dico, donna? Ogni volta che ’l tuo marito vuole andare di lònga per istare più tempo, fa’ che tu gli vada dietro. Vattene con lui, e sarà levato quello pericolo, se egli ha stare molto tempo. L’esemplo tu l’hai in cap. primo: De coniugio uxorum.
El sicondo modo è anco peggiore, che non è questo; chè so molti che fanno patto quando comprano e quando vendono, e non lo pare far male, se vendono la cosa più che ella non vale, dicendo: io ho fatto patto con lui, io non lo inganno; io dico che voglio de la mia mercanzia