Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
236 | predica trigesimaottava |
robba a le spese altrui. Hammi inteso? Sì. Or te ne guarda. Costui non fece come faceva un altro che metteva a divizia la robbą del compagno per iscialacquarla e per vendere meglio la sua1.
Egli fu uno taverniere che vendeva el vino, e quando egli aveva dato del vino a chi el comprava, e egli stava tanto, che egli pensava che e’ fusse quasi che beiuto; e poi andava per lo orciuolo e se egli v’era punto di vino, egli el metteva ne’ bichieri, e quasi ogni volta gli faceva trabocare; e ogni volta ne versava, e’ diceva: divizia, divizia, e se egli n’avanzava ne lo orciolo, egli il gitţava il più de le volte in terra, pur dicendo: divizia. Talvolta quando eglino avevano tovaglia innanzi, se e’ v’erano suso bichieri pieni, egli faceva vista di squotarla e faceva versare a studio il vino in su la tovaglia, e talvolta anco l’orciolo; e ogni volta diceva: divizia. Egli s’aveva tanto recato questo dettato, che ogni volta che egli versava e egli diceva: divizia. Avenne una volta, che uno che v’usava, s’era aveduto dell’atto di questo taverniere, che più volte gli aveva versato del vino, e aveva compreso, come egli il faceva a studio. Stette attento quando el tavernaio aveva faccende, e andossene al cellaio, dove el tavernaio teneva el vino, e giónse a una botte e cavonne fuore il zaffo e lassa versare el vino, e viensene fuore e comincia a gridare: divizia, divizia. E stando così l’oste, gli cominciò a venire di vino2, e maravigliandosi corse al celliere e vidde la botte che si versava forte; e mentre che ella versava, mai colui non si ristė di gridare: divizia, divizia. Allora