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predica trigesimaottava | 229 |
volerla dire nė per bene, nè per male. Pone mente: quando tu vedi uno che non ha queste tre cose, non giura, non bastemmia, e non dice bugie; tiene per certo che egli è buono. E così ti dico per contrario: chi ha questi tre vizi, tiene per fermo che egli è gattivo. E perchè questo vizio era molto in quella terra di Persia, si sbandiro tutti quegli mercatanti che avevano questo mal mendo, e così forse sarebbe da far qui. O che diremo di colui che è sensale e impaccatore e pieno d’inganni? Come il chiamate voi? Io il chiamo senz’ale da poter volare non mai in vita eterna; o vuoi sensale a modo da Ferrara. Ieronimo: In omni statu et conditione boni reperiuntur et mali.
Udiste voi mai come fu trovato quello dettato che dice: però t’accennai io? Oh, io vel vo’ dire1. Egli fu uno sensaio, che quando egli voleva acordare el venditore e compratore, sempre faceva cenno all’uno e all’altro. Egli teneva questo modo. Egli sarebbe andato a lui uno, e diceva: io vorrei véndare la tale mercanzia: e ’l sensaio subito aveva trovato el compratore. E poi che egli aveva parlato all’uno e all’altro, e egli gli abocava insieme, e egli stava in mezzo di loro, e diceva a chi aveva a comprare, piano: ella è buona mercanzia, tollela per cotanti denari. E al mercatante che aveva la mercanzia, diceva: ell’è gattiva mercanzia; dalla per cotanto. E avendo lo’ parlato a ognuno di per sè prima, quando e’ so’ così insieme, dice colui che la vuole vendare: io ne voglio cotanto; i’ ne voglio dieci fiorini; e ’l sensaio poneva il suo piè in su quello di colui che voleva comprare. Diceva colui
- ↑ Di qui ha principio il vigesimosesto dei Racc. S. Bernard., editi da Zambrini, pagg. 65-68.