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predica trigesimaottava 227


Tòlle la terza circostanzia, ne la quale vedremo come la mercanzia diventa inlecita, perchè ella sia ben guada.gnata. E questo si è in quanto al modo del guadagnarla. E se io non dicesse altro che questo se, ârò detto assai. Bisogna vedere il modo come si guadagna. Vediamo quatro cose circa al modo. Prima, bugie in copia: sicondo, giuri e spergiuri; terzo, falsità; quarto, scilosismi mercatanteschi, e terribili e intrigati atti e modi.

Prima vediamo de le bugie che s’usa ne le mercanzie. Dico che so’ molti che pare che eglino abbiano giurato di non véndare e non comperare niuna cosa, che almeno almeno non vi si dica su una dozzina di bugie. De’ quali è detto ne’ Proverbi al xx cap.: Omnis emptor dicit, malum est.nota Doh, diciamo pur d’uno che vorrà comprare uno paio di scarpette. Egli giógne al calzolaio: Che vuoi di queste scarpette? Vuòne venti soldi. A le vagnèle, non darò. Doh, tolle, ch’io ti prometto che elle so’ de le perfette da divero: e mente per la gola. Che ne vuoi tu al meno? Io non ne vo’ meno: a le vagnèle, ch’io n’ho potuto avere diciotto soldi. Hai già uno spergiuro, che non fu vero. Vuòne tu quindici? No: io ti prometto che tu non trovarai migliori scarpette in questa città che queste. Io non te ne darò più che quindici soldi. Tu mentirai anco tu. Oltre, in buon ora: dàmme diciotto soldi, come io n’ho trovato già parechie volte. A le vagnèle, io non te ne darò più. A le vagnèle, tu non l’ârai. E poi infine egli le darà, e colui le tórrà per diciassette, poichè ognuno ârà giurato e spergiurato parechie volte. Inde Iob di questi pariando: Panem iniquitatis comedunt, ne-