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predica trigesimaottava 225


hai ragunato e hai perduta l’anima! Al fine di riposo, sempre affanno che talvolta quando ti pare stare meglio e più in agio, e eco la morte che giógne di subito, come giógne la pietra quando esce de la rombola. E quanti essempli n’hai, o avaro! Crede a chi ha bilanciato il mondo; quale è meglio o a ragunare o a dare per Dio? Sappi che per niuno modo non è lecito a ragunare, se non per colui che n’ha bisogno. E così dico a te, religioso: lassa stare le mercanzie a’ mercatanti, e tu ti da’ pensiero di dire bene l’uffizio, come tu se’ tenuto. O preti, o frati, sòccene? Io vorrei che stamane ce ne fusse assai. Ma diciamo a questi che ci so’. Udiste voi mai che niuno si facesse coscenzia de la robba che è guadagnata, poi che altri1 è stato rico; come assai ne so’ che non hanno bisogno, e pur vogliono avanzare? Non io, non ne trovai mai niuno, io; non so’ come voi v’avete fatto, voi. Doh! io voglio che noi veniamo a la pratica. Cerca uno cittadino che abbi de la robba assai, che e’ sia rico tu vedi che egli non n’ha bisogno, e egli pure raguna per sè, e non se ne fa niuna coscenzia, però che, come io t’ho detto, quella robba non sua, anco è di colui che n’ha bisogno. E lui dirà: No, io n’ho bisogno per me: e pargli2 forse dire il vero: ma e’ non si vuole stare a tuo giudicio, ma piuttosto a giudicio d’uno che non sia appassionato nè di te, nè di niun altro, ma che giudichi a drittura. Trovarai ch’e’ dirà altramente, ma credemi ch’altro il tira: egli si crede avere a vivare sempre mai, e crede che ogni cosa che egli raguna, gli verrà a bisogno, perchè egli crede invechiare, e quando egli sarà vechio non potrà guadagnare,

  1. Il Cod. Sen. 6, l’uomo.
  2. Il detto Cod. e la stampa, parràgli.