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imen laborare non cessai^ nec satiantur acuii tui \ Egli non a figliuoli, nè non ha nipoti; egli non ha persona per ì, e va facendo la mercanzia con cotanta sollecitudine. Igli si leva per tempo la mattina affannato. 0 che ne irai, chè pur raguni? E égli detto spesso spesso, e die* 0 e innanzi; — Oh, egli è il buon massaio!-— Oh, egli vi arebbe quanto bene la risposta, e dirgli: — Ciò che iccia ^ non è oro: — che monta a dire, uno avaro non sazia mai. Se egli volesse dire: — Oh, io lassarò il do a’ miei parenti, — e’non s’ avede, che poi la robba lal guadagnata viene a le mani a gente che si fanno effe di lui. Relinquet alienis^ diviiias suas e^traneis: — La )bba sua mal guadagnata vien poi a le mani de li stra- i. — Sai che si può dire che sieno li strani? Sono co- ire che disiderano che egli muoia per avere la robba la. Oh, quelli so’veramente strani! Egli s’ afarina sem- re mai, che non ne sa godere nulla: un altro verrà, le la saprà godere e possedere meglio che non hai ito tu; chè in molto tu 1’ hai guadagnata, e in poco anpo sarà sporta. Doh, pon mente a quello ch’io dirò: che sarà un avaro che penarà a ragunare la sua ehezza uno longo tempo, sempre affatigatosi di dì e di 3tte. E se pure àrà figliuoli, si converrà che si partano uno dall’ altro, e a fatiga ve ne sarà uno che sappi o 3gli fare massarizia; e se non ha figliuoli, e’ parenti la ìrteno fra loro, dandosi piacere e buon tempo. E tu lì stentato sempre mai a ragunarla male; e stentarai ìmpre mai per averla ragunata! Or va’, fanne massari- a; va’, va’, che tu hai ben fatto. Oh, eli’ è mala bestia ^ Gap. quarto, vers. 8. Nella Vulgata dice fratrem^ non nepotem^ ed ^uli ehis in divìtiis invece di, ocnli lui, 2 II solo Cod. Sen, 6, luccica.