Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/227


predica trigesimaottava 219


religioso abbi âuto uffizio di Comuno, io ne so’ certo che egli ha fatto peccato grandissimo, mortale1; però che egli gli ha fatto fare quello che non gli era, nè è, nè sarà mai lecito: e dico che chi ne fu cagione, è tenuto a restituzione ogni denaio ch’el Comuno ne fusse venuto in danno. Oh, bella cosa, ch’e’ mi volevano fare capitano de’ bossoli! Oh, io voglio essere poi castellano di Montalcino! Io mi penso bene, che a buona intenzione voi il volevate fare; ma diciamo: non debbo io sapere come egli non n’è lecito? Doh, doh! Oh, io sarei stato il buon pecorone! Non mi cogli già me, sì bene! Oh, egli sta bene che sia pagato il manigoldo da colui che è prete e camarlengo del Comuno? Che appartiene al suo uffizio? Oh, e’ sarà ben fatto dipoi che vada a dir messa? Ma diciamo: che credi tu ch’e’ facci uno religioso che sia ora camarlengo? Tutta notte sogna che egli conta denari, e per lo sonno dice tuttavolta: quatro, sei, otto, e sempre conta. Io mi credo di me, che se io fussi a tale uffizio, ch’io furarei più che non furano gli altri. Doh, fate i vostri fatti, non date mattana a loro, e las— sate fare a loro il loro. Oimmè, che quando io penso il peccato che voi fate, sì el secolare e sì il religioso, io triemo di paura! Voi avete presa una bella amistà coi frati, che voi vi volete impacciare de’ fatti loro, e vo— lete ch’e’ frati s’impaccino de’ vostri. Non fare, non fare. Reddite quae sunt Caesaris Caesari, et quae sunt Dei Deo2: Io vi dico che voi diate quello che è di Cesare a Cesare, e quello che è di Dio a Dio. Lassate fare il

  1. La stampa e il detto Cod., peccato gravissimo e mortale. Il Santo continua con belli argomenti a rimproverare coloro che volevano chiamare i religiosi a coprire ufizi del Comune.
  2. Vangelo di s Matteo, cap. xxij, vers. 21.