|
predica trigesimaottava |
215 |
città e mestieri, e quanto so’ utile cosa, quando s’esercitano lecitamente. E perchè è bisogno el sapergli ben fare e drittamente, è necessità el parlarne a la chiarozza; imperò che egli è sì intrarotto ogni buono costumo, che non ci si fa quasi nulla altro che con peccato. E però voglio che questo sia el nostro fondamento; e vedremo che non si può ben vivare, se non si fanno l’arti e mestieri puramente. E non può mai bene stare una città, avendo questi tre vizî. Prima, se ha cechità ne lo intelletto: sicondo, se ha terrena volontà ne lo effetto: terzo, se ha gattiva operazione nella opera. E ogni volta che una anima ha queste cose, sempre è piena di mali omori. Questi so’ tre vizî con tre propietà. E però ogni volta che uno si mette in mercanzia, si conviene che sappi tenere le mani in su’ suoi: e ogni volta che tiene la mano al freno de la ragione, ogni volta capitarà male. Se tu vorrai èssare buono mercatante, ti bisogna avere tre virtù, come discerne1 Davit a lxx Salmi: Quoniam non cognovi negotiationem2, introibo in potentias Domini. Domine, memorabor iustitiae tuae solius: Perchè io non ho cognosciuto la negoziazione, cioè la mercanzia, entrarò ne la potenzia del Signore. Signore, io mi ricordarò de le tue giustizie solamente. Prima ti conviene avere la intelligenzia illuminata contra a la ignoranzia, e non accecata, perchè l’anima non sia ingannata. E però dice: Quoniam non cognovi negotiationem. Sicondo, ti conviene avere la buona volontà innamorata di Dio, dove dice: introibo in potentias Domini. La prima, ti conviene èssare illuminato; el sicondo, innamorato di Dio; el terzo, ti conviene avere l’opera timorata: operazione timorosa.
- ↑ Il Cod. Sen. 6 e la stampa, discrive.
- ↑ La Vulgata, litteraturam.