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predica trigesimasettima | 213 |
ornamenta dilicate che non si danno a lui o a lei. El
quarto si chiama preziosità; e dissiti che meglio s’apartiene
al rico che al pòvaro, benchè anco lui non facci
bene. El quinto si fu iniquità di quelli che si vestono
di robba mal guadagnata: e questi furono i primi cinque.
El primo degli altri cinque dissi che era superfluità; dove dissi di Adamo vestito di pelle perchè stesse caldo; e tu tieni dieci o dodici vestiri, e vestine e’ goffani e le pertiche, e ’l pôvaro si muore di freddo; e dissiti l’asemplo dell’asina de le tre ville, che si scorticò. El sicondo fu di dogati e infrappolati che voi usate. El terzo peccato ti dissi che era novità; dove dissi che a riparare sarebbe buono, ma non vi so’ vedere la via già io. Quarta si chiama maliguità; dove vedemo il danno che si fa quando si muta una forgia nuova, chi con arienti, chi con perle, chi con listre eccetera. Ultima fu dannosità; dove ti mostrai quanto danno voi fate a la vostra città, tenere i denari morti: e questo fu in quanto al dosso. Anco ti dissi de la vanità del capo, de’ cappucci grandi, e di perle e di civette e barbagianni e taglieri; ogni cosa di peccato. E così ti dissi de’ piei, pianelle alte, e trascinamenti di panni. Doh! cittadini miei, temete Idio e riparate a tanto male; che se voi vi vorrete amendare, voi trovarete da Dio misericordia, e daravvi in ultimo la gloria. Ad quam ille vos et me perducat in saecula saeculorum, amen.